– Hippo Regius cristiano &il Museo
(particolare di un mosaico al Museo di Cherchell)
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- (sopra) quartiere cristiano; (sotto) parte della basilica principale cristiana
- (a sinistra) Sito dove furono sepolti i sarcofagi nella basilica; (a destra) battistero
- Basilica di Sant’Agostino
- Musée d’Hippone: statue: (a sinistra) forse un dio del fiume; (al centro) forse un imperatore romano raffigurato come un eroe/dio, simile a una statua di Perge; (a destra) trofeo di bronzo
- Musée d’Hippone: Mosaico delle Quattro Nereidi da Villa du Procurateur, la residenza di Q. Allius Maximus, legato del proconsole romano a Cartagine; un dettaglio può essere visto nella pagina introduttiva
- Musée d’Hippone: Mosaico degli amorini della vendemmia
- Musée d’Hippone: Mosaico degli amorini vendemmiatori (sezione centrale)
- Musée d’Hippone: Mosaici di pesca dalla Villa du Front de Mer: (sopra) attività di pesca; (sotto) edifici di Hippo Regius
- Musée d’Hippone: Mosaico della Caccia
- Musée d’Hippone: Mosaico della Caccia: scena raffigurante la tecnica usata per la cattura degli animali selvatici
- Musée d’Hippone: Mosaico della caccia: dettagli: (a sinistra) cattura di un asino selvatico (il cavaliere richiama i cavalieri mori della Colonna Traiana); (a destra) un servo nero che prepara un pasto
(sopra) quartiere cristiano; (sotto) parte della basilica principale cristiana
L’Editto di Milano che nel 313 rese legale la religione cristiana non segnò la fine dei problemi per i suoi seguaci nell’Africa del Nord. La comunità si divise in Donatisti, dal nome di un vescovo locale, e coloro che erano fedeli alla gerarchia ufficiale, che era appoggiata dal Papa e dall’Imperatore. In molte città della regione, per esempio a Sufetula, le due comunità costruirono le loro strutture religiose in quartieri diversi.
(Sant’Agostino), vescovo di Ippona Regio, era un feroce oppositore dei Donatisti e nel 411 un concilio a Cartagine dichiarò eretiche le loro opinioni teologiche. L’imperatore Onorio approvò il risultato del concilio e le chiese e le proprietà donatiste furono confiscate.
Nel 1958 Erwan Marec, un archeologo francese che condusse degli scavi nel 1947-1963, giunse alla conclusione che una grande basilica nella parte nord della città antica fu eretta da Agostino per celebrare la nuova concordia della comunità cristiana. La chiamò Basilica della Pace a causa di molte iscrizioni con la frase Fidelis in pace (Fedeli in pace). Si basò anche sulla Basilica del vescovo Cresconio a Cuicul che fu chiaramente costruita per riunire le due comunità.
(a sinistra) Sito dove furono sepolti i sarcofagi nella basilica; (a destra) battistero
L’opinione di Marec fu contestata da altri archeologi che indicarono un altro luogo per la basilica costruita da Agostino. Quella mostrata sopra è ora datata alla fine del IV secolo, prima della condanna del Donatismo. In questa e in molte altre chiese primitive fu data grande importanza al fonte battesimale; il sacramento era amministrato agli adulti per immersione durante una cerimonia pubblica. Le fonti erano decorate e coperte da un baldacchino (vedi la fonte della Basilica di Vitalis a Sufetula).
La pratica di essere sepolti all’interno di una chiesa non aveva precedenti nell’uso romano, ma divenne molto popolare in tutta la cristianità (vedi una basilica funeraria a Salona in Dalmazia).
Basilica di Sant’Agostino
St. Agostino, che si era convertito quattro anni prima, fu ordinato sacerdote qui a.d. 390; qui risiedette, sacerdote e vescovo, per 35 anni; e qui scrisse anche le sue “Confessioni”, e la sua “Città di Dio”.Sant’Agostino fu sepolto nella Basilica di Hippone. Dopo che la persecuzione dei Vandali aveva spinto molti dei suoi discepoli all’esilio, si dice che due degli ultimi vescovi portarono via con loro le sue reliquie e le depositarono nella Basilica di Cagliari, dove rimasero per 223 anni; furono poi tradotte a Pavia, e lì riposano attualmente in un magnifico monumento nella cattedrale. Nel 1842 il reliquiario fu aperto e il braccio destro del santo fu estratto per essere trasportato a Bone; fu portato in Africa con grande solennità da una commissione di sette vescovi, dodici sacerdoti e un certo numero di monaci e suore, e depositato nella cattedrale.
John Murray – Handbook for Travellers in Algeria and Tunis – 1895
Appena la preziosa reliquia raggiunse Annaba/Bone si pensò che si dovesse costruire una chiesa imponente per ospitarla. La costruzione iniziò nel 1881 e fu completata nel 1900. L’edificio fu progettato da Joseph Pougnet, un prete e architetto francese, in uno stile non descritto.
Musée d’Hippone: statue: (a sinistra) forse un dio del fiume; (al centro) forse un imperatore romano raffigurato come un eroe/dio, simile a una statua di Perge; (a destra) trofeo di bronzo
Un museo all’interno dell’area archeologica ospita molte belle statue che decoravano il Foro, le terme e le case private di Hippo Regius. Tutte riflettono modelli noti e sono state molto probabilmente importate, anche se in alcuni casi l’analisi del loro marmo indica che sono state fatte localmente.
Il reperto più interessante del museo, oltre ai mosaici, è un trofeo di bronzo che è stato trovato nel Foro e che molto probabilmente celebra la vittoria a Tapsus vicino a Monastir in Tunisia di Giulio Cesare contro i sostenitori di Pompeo nel 46 a.C. Questi ultimi erano guidati da Metello Scipione, suocero di Pompeo, che, secondo la tradizione, si suicidò a Ippona Regio, come fece Catone il Giovane, un altro capo del suo partito a Utica.
Egli fu respinto sulla costa africana da un vento contrario e vide la sua nave in potere del nemico. Si trafisse quindi il corpo con una spada; e quando gli chiesero dove fosse il comandante, rispose: “Tutto va bene per il comandante”.
Seneca – Epistulae Morales – XXIV – traduzione di Richard M. Gummere
Musée d’Hippone: Mosaico delle Quattro Nereidi da Villa du Procurateur, la residenza di Q. Allius Maximus, legato del proconsole romano a Cartagine; un dettaglio può essere visto nella pagina introduttiva
Durante i primi scavi nel XIX secolo fu identificata una casa con una sala decorata con un bel mosaico pavimentale, ma il ritrovamento non ebbe seguito e alla fine si pensò che fosse scomparso sotto nuove costruzioni moderne o la linea ferroviaria. Fu riscoperto nel 1958 da Erwan Marec che si assicurò che il mosaico non andasse perso una seconda volta.
Musée d’Hippone: Mosaico degli amorini della vendemmia
Questo mosaico si discosta da uno schema tradizionale in cui le viti nascono da quattro kantharos agli angoli della scena come in un mosaico del Museo di El-Djem. Qui i vasi sono al centro dei quattro lati e le loro viti formano una specie di arco gigantesco. La scena è popolata da dodici amorini che sono impegnati nella raccolta dell’uva.
Musée d’Hippone: Mosaico degli amorini vendemmiatori (sezione centrale)
Kantharos furono adottati dai primi cristiani come simbolo di vita e la vendemmia continuò ad essere un motivo decorativo popolare negli edifici cristiani come a S. Costanza a Roma.
I cardinali hanno eletto me, un semplice, umile lavoratore nella vigna del Signore, così si è descritto Papa Benedetto XVI nella sua prima apparizione pubblica il 19 aprile 2005.
Musée d’Hippone: Mosaici di pesca dalla Villa du Front de Mer: (sopra) attività di pesca; (sotto) edifici di Hippo Regius
I mosaici raffiguranti attività di pesca erano un altro soggetto popolare; essi forniscono interessanti informazioni su come veniva pescato il pesce; molto spesso Cupidi (come a Leptis Magna) o bambini (come ad Antiochia) erano raffigurati come pescatori. In questo mosaico invece i pescatori abbronzati sono ritratti in modo realistico; inoltre non stanno pescando in un mare generico, ma in quello di Hippo Regius, i cui monumenti sono raffigurati con precisione anche se isolati.
Musée d’Hippone: Mosaico della Caccia
Il mosaico più spettacolare trovato a Hippo Regius raffigura una serie di scene di caccia in un paesaggio di ulivi e palme. La caccia è molto particolare perché è finalizzata alla cattura di animali selvatici vivi. Questa attività era un’importante risorsa economica per la regione perché gli animali venivano spediti a Cartagine, Roma e altre grandi città dell’Impero per le venationes negli anfiteatri. Questi combattimenti potevano essere tra due animali o tra un animale e un gladiatore.
Musée d’Hippone: Mosaico della Caccia: scena raffigurante la tecnica usata per la cattura degli animali selvatici
La scena centrale mostra come leoni e leopardi venivano catturati vivi. Gli animali selvatici venivano attirati in un punto designato da del bestiame offerto come esca; poi i cacciatori con le torce li spaventavano e li costringevano verso le reti dove alla fine venivano catturati. Un mosaico molto grande alla Villa del Casale in Sicilia mostra un altro passo di questo lucroso commercio: la spedizione degli animali alla loro destinazione finale.
Musée d’Hippone: Mosaico della caccia: dettagli: (a sinistra) cattura di un asino selvatico (il cavaliere richiama i cavalieri mori della Colonna Traiana); (a destra) un servo nero che prepara un pasto
L’immagine usata come sfondo per questa pagina mostra il rilievo di una lapide che ritrae un contadino.
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