Le Regole del Digiuno

Il Canone 919 del Codice di Diritto Canonico afferma: “Chi deve ricevere la Santissima Eucaristia deve astenersi da qualsiasi cibo o bevanda, ad eccezione dell’acqua e delle medicine, almeno per il periodo di un’ora prima della Santa Comunione.” In realtà, questa regola riflette semplicemente un’antica tradizione della nostra Chiesa, che è addirittura radicata nel giudaismo. Negli Atti degli Apostoli (13,2), troviamo testimonianze di digiuni legati alla liturgia. Una pratica più normativa di digiuno prima di ricevere la santa Comunione appare in tutta la Chiesa dopo la legalizzazione del cristianesimo nel 313 d.C. Sant’Agostino ha attestato questa pratica nei suoi scritti.

Certo, i requisiti specifici del digiuno sono cambiati nel tempo. Prima del 1964, il digiuno eucaristico iniziava a mezzanotte. Il 21 novembre 1964, Papa Paolo VI ha ridotto il digiuno ad un periodo di un’ora.

Questa regola ha due eccezioni: In primo luogo, se un sacerdote celebra più di una Messa nello stesso giorno, come spesso accade la domenica, è vincolato solo al digiuno di un’ora prima della prima Messa. Il sacerdote può mangiare e bere qualcosa per mantenersi in forze tra una Messa e l’altra, anche se un’ora intera di digiuno non avverrà prima della successiva ricezione della santa Comunione.

In secondo luogo, coloro che sono anziani (almeno 60 anni di età) o malati come pure i loro custodi possono ricevere la Comunione anche se non è stata rispettata un’ora completa di digiuno. Per esempio, le persone in ospedale non hanno il controllo dei propri orari e possono stare mangiando o aver appena finito di mangiare quando vengono visitate dal sacerdote o dal ministro eucaristico. Pertanto, il periodo di digiuno prima di ricevere la santa Comunione è ridotto a “circa un quarto d’ora” per coloro che sono malati a casa o in una struttura medica, gli anziani confinati a casa o in una casa di cura, e coloro che si prendono cura di queste persone e che non sono in grado di osservare comodamente il digiuno (Immensae Caritatis, 1973).

Solo come promemoria, durante la Quaresima siamo chiamati ad astenerci dalla carne il venerdì per ricordare che nostro Signore ha offerto il Suo corpo come sacrificio di carne per i nostri peccati. Ci asteniamo anche dalla carne e digiuniamo il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo. Qui il digiuno comporta un solo pasto completo al giorno che è sufficiente per mantenere la propria forza. Altri due pasti senza carne sono permessi, ma devono essere leggeri e pentiti. Tutti i 14 anni e più sono tenuti alla legge dell’astinenza, e tutti i 18 anni ma non ancora 60 sono tenuti alla legge del digiuno. Naturalmente, si deve essere consapevoli della propria condizione fisica. Questi sacrifici fisici aiutano ciascuno di noi ad essere spiritualmente consapevole che Nostro Signore ha sofferto ed è morto per i nostri peccati.

Inoltre, dovremmo ricordare che ogni venerdì dell’anno fuori dalla Quaresima rimane un giorno di penitenza. Mentre ogni individuo può sostituire la tradizionale astinenza dalla carne con un’altra pratica di abnegazione o penitenza personale, ogni persona dovrebbe sforzarsi di fare qualche penitenza per espiare il peccato. (Cf Codice di diritto canonico, n. 1251).

Il punto più importante di questa domanda riguarda il perché dobbiamo digiunare. San Paolo ci ricorda che: “Portiamo continuamente nel nostro corpo la morte di Gesù, affinché nel nostro corpo si manifesti anche la vita di Gesù” (2 Cor 4,10). Anche noi siamo incaricati di convertire tutta la nostra vita anima e corpo al Signore. Questo processo di conversione comporta fare penitenza, compresa la mortificazione corporale come il digiuno per i nostri peccati e le nostre debolezze, che a sua volta ci rafforza e ci guarisce. Papa Paolo VI esortava i fedeli nella sua costituzione apostolica Paenitmini (1966): “La mortificazione mira alla liberazione dell’uomo, che spesso si trova, a causa della concupiscenza, quasi incatenato dai suoi stessi sensi. Attraverso il digiuno corporale l’uomo riacquista forza, e la ferita inferta alla dignità della nostra natura dall’intemperanza è curata dalla medicina di una salutare astinenza.”

Inoltre, il digiuno prima della santa Comunione crea una fame e una sete fisica del Signore, che a sua volta aumenta la fame e la sete spirituale che dobbiamo avere. Nell’Antico Testamento, il digiuno preparava gli individui a ricevere l’azione di Dio e ad essere posti alla sua presenza. Per esempio, Mosè (Es 34,28) digiunò 40 giorni in cima al Monte Sinai mentre riceveva i Dieci Comandamenti, ed Elia (1 Re 19,8) digiunò 40 giorni mentre camminava verso il Monte Horeb per incontrare Dio. Allo stesso modo, Gesù stesso digiunò 40 giorni mentre si preparava a iniziare il suo ministero pubblico (Mt 4,1ss) e incoraggiò il digiuno (Mt 6,16-18). Allo stesso modo, questo lavoro corporale aumenta la disposizione spirituale di cui abbiamo bisogno per ricevere Cristo nel Santissimo Sacramento. In un certo senso, digiuniamo per non “rovinare il nostro appetito” ma per aumentarlo per la condivisione del Banchetto Pasquale. Gesù ha detto nelle Beatitudini: “Beati quelli che hanno fame e sete di santità, ne avranno a sazietà” (Mt 5,6). In tutto, il digiuno è un esercizio di umiltà, speranza e amore virtù essenziali per prepararci a ricevere la Santa Eucaristia.

Papa Giovanni Paolo II ha lamentato nella Dominicae Cenae (1980) il problema di alcune persone che non sono adeguatamente disposte a ricevere la santa Comunione, fino al punto di essere in uno stato di grave peccato mortale. Egli disse: “Infatti, ciò che si riscontra più spesso non è tanto un sentimento di indegnità quanto una certa mancanza di disponibilità interiore, se si può usare questa espressione, una mancanza di fame e sete eucaristica, che è anche un segno di mancanza di adeguata sensibilità verso il grande sacramento dell’amore e una mancanza di comprensione della sua natura.” Dobbiamo fare uno sforzo di buona fede per prepararci adeguatamente a ricevere il Signore.

Pertanto, il digiuno eucaristico ci aiuta a prepararci a ricevere la santa Comunione completamente anima e corpo. Questa mortificazione fisica più le norme speciali durante la Quaresima rafforzano la nostra attenzione spirituale sul Signore, in modo che possiamo incontrare umilmente il divino Salvatore che si offre a noi.

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