Il dollaro blu sale di nuovo per chiudere la settimana a 178 pesos

Il famigerato dollaro “blu” dell’Argentina ha ripreso il ritmo venerdì, salendo di altri sette pesos per raggiungere un nuovo record di 178 pesos, il 129% in più del tasso di cambio ufficiale.

In mezzo alla continua incertezza finanziaria, il tasso di cambio del mercato nero parallelo era rimasto tranquillo fino a metà settimana prima di salire di quattro pesos giovedì, con quasi nessuno che vendeva biglietti verdi.

Nell’ultima settimana, il dolár blu è salito di 11 pesos.

Tutto questo non ha impedito al ministro dell’economia Martín Guzmán di dire ieri al 56° colloquio IDEA (Instituto para el Desarrollo Empresarial de la Argentina) che è il tasso di cambio ufficiale a rappresentare la realtà economica di un paese a medio reddito, non le alternative, negando che queste ultime abbiano un impatto reale sull’economia. Guzmán ha anche rassicurato gli uomini d’affari dell’IDEA che i controlli sui capitali non saranno permanenti, ma che è necessario fare scorta delle riserve della Banca Centrale di 41 miliardi di dollari, sottolineando che questi controlli sui capitali erano stati introdotti dalla precedente amministrazione.

Salita vertiginosa

Un mese fa il dollaro “blu” era di 131 pesos, ma la sovrattassa del 35% imposta sugli acquisti legali di dollari insieme alla limitazione della loro disponibilità sembra aver spinto in alto anche il cambio parallelo. Ma almeno le nuove restrizioni hanno spinto giù la domanda di quei dollari “di risparmio” legali (con un tetto massimo di 200 dollari) del 75 per cento finora questo mese, secondo la Banca centrale, che ha anche riferito di aver recuperato 30 milioni di dollari per le riserve ieri.

Mentre esprimeva preoccupazione per le riserve di valuta estera, Guzmán ha suonato una nota positiva all’IDEA sull’inflazione, dicendo che si aspetta che sia di 20 punti inferiore quest’anno dal 53,8% del 2019. Il ministro ha anche espresso ottimismo sul fatto che un accordo con il Fondo monetario internazionale (FMI) aiuterà a ritrovare la stabilità.

L’economista di formazione statunitense ha anche ratificato le smentite di qualsiasi nuova svalutazione da parte del presidente Alberto Fernández quando è stato il suo turno di parlare all’IDEA mercoledì, non vedendo alcun motivo per cui il dollaro non dovrebbe chiudere quest’anno a 81,40 pesos e il prossimo a 102.40 pesos, come specificato nel bilancio 2021.

Al tempo stesso Guzmán non ha negato che stava amministrando “una situazione di emergenza economica, approfondita dal contesto della pandemia”, pur insistendo che si stavano facendo “solidi progressi” nell’ordinare i fondamentali economici.

In altri tassi di cambio il CCL (contado con liquidación) basato sulle transazioni obbligazionarie ha chiuso ieri a 167,93 pesos dopo aver raggiunto un picco di 172 mentre il MEP (mercado electrónico de pagos) basato sulle azioni ha chiuso ieri a 155,79 pesos.

– TIMES/NA

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