La triade epidemiologica è meglio rappresentata diagrammaticamente (vedi Figura 19). Questa rappresenta l’interazione tra un agente, l’ospite o le persone e l’ambiente o il luogo in una dimensione temporale specifica. La triade epidemiologica può essere applicata a malattie non infettive dove l’agente potrebbe essere “comportamenti malsani, pratiche non sicure, o esposizioni involontarie a sostanze pericolose” (Miller, 2002, p. 64).
Nella triade epidemiologica l’agente è conosciuto come un fattore “necessario”. Deve essere presente per la morbilità, anche se può non portare inevitabilmente alla malattia. Perché la malattia si verifichi è necessaria la combinazione di quelli che sono stati chiamati fattori “sufficienti”. Questi includono un ospite, che potrebbe essere un individuo o un gruppo di individui che sono suscettibili all’agente. La suscettibilità potrebbe essere sulla base dell’età, del sesso, del gruppo etnico o dell’occupazione. I fattori ambientali possono anche essere fattori sufficienti che si combinano con l’agente.
Con riferimento al caso della clamidia come agente nella figura 3, ci sono alcune informazioni molto limitate sugli ospiti e il loro ambiente in un particolare arco di tempo (cioè il 2002). La mappa nella Figura 3 mostra la distribuzione geografica dei casi maschili e femminili di clamidia riportati nelle cliniche di medicina genito-urinaria. La fonte di questi dati – le dichiarazioni statistiche fatte dalle cliniche GUM (il modulo KC60) – registra sia l’età che il sesso. Questo indica che i tassi più alti di diagnosi erano tra le donne tra i 16 e i 19 anni e gli uomini tra i 20 e i 24 anni, e che il tasso per le donne comincia a diminuire drammaticamente dopo i 24 anni (Health Protection Agency, 2003). Per contribuire alla comprensione delle cause, Bhopal suggerisce che tre domande principali devono essere poste:
- Come varia il modello di malattia nel tempo in questa popolazione?
- Come le caratteristiche personali delle persone nella popolazione influenzano il modello di malattia?
Punto di riflessione: Quale delle tre domande pensi che sarebbe la linea di indagine più fruttuosa nel caso di una malattia sessualmente trasmissibile?
La terza domanda sulle caratteristiche personali sembrerebbe più utile perché il fattore di rischio è comportamentale in quanto la pratica del sesso sicuro sembra essere importante.
Tuttavia, identificare le variabili causali è tutt’altro che semplice. Aggleton (1990) cita tre condizioni identificate da Armstrong (1983) che devono essere soddisfatte prima che si possa dire che due variabili sono causalmente correlate. Queste sono delineate di seguito:
- La variabile deve essere nella corretta sequenza temporale. La variabile che si pensa sia la causa deve precedere quella che si pensa possa influenzare.
- Ci deve essere una correlazione tra le variabili che si crede siano correlate. Al variare di una, dovrebbe variare anche l’altra. Le correlazioni possono essere positive; cioè, quando una variabile aumenta, aumenta anche l’altra. Possono anche essere negative; cioè, quando una aumenta, l’altra diminuisce.
- Non ci deve essere una variabile nascosta o confondente (cioè una variabile che potrebbe anche essere un fattore causale) che causa il cambiamento di entrambe le variabili.