Il Kursk affondò in oltre 300 piedi (91 m) di acqua. Quando un subacqueo fa un’immersione a quella profondità, sperimenta la pressione dell’acqua intorno a lui, che è circa 10 volte la pressione a livello del mare. A questa pressione, i gas che compongono l’aria nei suoi polmoni, in particolare l’azoto, si dissolvono nel sangue e nei tessuti. Con i gas nel sangue e nei tessuti, può rimanere a quella profondità per un breve periodo di tempo, meno di 5 minuti. Se rimane giù più a lungo di così, corre il rischio di sviluppare la malattia da decompressione, conosciuta anche come “la curva”, quando riemerge, e dovrà passare attraverso il processo di decompressione per evitare di ammalarsi. Poiché i sommozzatori norvegesi sapevano che avrebbero dovuto rimanere più a lungo a quella profondità, e quindi avrebbero dovuto subire la decompressione, hanno usato una tecnica chiamata immersione in saturazione.
L’immersione in saturazione si basa sul principio che la pressione del gas disciolto nel sangue e nei tessuti è uguale a quella del gas nei polmoni. Fondamentalmente, un subacqueo scende ad una profondità, forse 300 piedi, e rimane lì fino a quando non c’è più gas che può dissolversi nei tessuti – i tessuti sono saturi di azoto. Una volta raggiunto il punto di saturazione, il tempo richiesto per la decompressione sarà lo stesso, non importa quanto tempo il subacqueo resti a quella profondità, che sia un minuto, un’ora, un giorno o una settimana. Questo principio è stato utilizzato per i subacquei che vivono e lavorano in habitat sottomarini. È stato usato dai subacquei nella piattaforma petrolifera sommergibile nel film “The Abyss”.
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Un’idea che è stata studiata per evitare la necessità di immersioni in saturazione e decompressione a grandi profondità è la respirazione liquida, che è stata mostrata anche in “The Abyss”. Invece di respirare gas, il subacqueo respira un composto perfluorocarburo liquido non comprimibile che contiene ossigeno. Poiché nessuna fase gassosa è in contatto con il sangue, e non viene utilizzato azoto, il pericolo di formare bolle di azoto non esiste. Negli anni ’60, è stato dimostrato che i ratti potevano sopravvivere fino a 20 ore se immersi in una tale miscela. Potenzialmente, la respirazione liquida potrebbe permettere a un sommozzatore di raggiungere profondità fino a 3000 piedi (914 m). La respirazione liquida è ancora in fase di ricerca, ed è stata concentrata per aiutare a salvare i neonati prematuri e i pazienti con lesioni polmonari acute.
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