La grande Berlino fu creata nel 1920 fondendo 7 distretti, 59 comunità di campagna e 27 proprietà terriere in un’unica associazione. Venti distretti risultanti (ora 12) divennero parte integrante di Berlino metropolitana, ma rimasero ancora ampiamente autonomi. Alla fine della seconda guerra mondiale l’Unione Sovietica prese otto dei quartieri di Berlino come suo settore di occupazione. Quello che fu chiamato il Nuovo West End, sviluppato dopo che la vecchia Berlino aveva superato il suo spazio, divenne Berlino Ovest. Il settore americano era formato dai sei distretti meridionali; il settore britannico abbracciava i quattro distretti centrali e occidentali e ai francesi furono assegnati i due distretti settentrionali.
Questa ripartizione era basata su un accordo che era stato raggiunto a Londra nel 1944 e confermato durante la Conferenza di Potsdam nel 1945 (al Castello di Cäcilienhof, ora un museo e un hotel) da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica; secondo i suoi termini, la Germania era divisa in zone di occupazione e Grande Berlino in settori all’interno, ma non parte della zona di occupazione sovietica.
Nel marzo 1948 le potenze occidentali decisero di unire le loro zone della Germania in una sola unità economica (trizona). Per protesta, il rappresentante sovietico si ritirò dal Consiglio di controllo alleato. Nel giugno 1948 fu introdotta una riforma monetaria nella trizona, compresa Berlino Ovest. L’Unione Sovietica rispose lanciando un blocco terrestre di Berlino Ovest.
Un grande ponte aereo spezzò questo tentativo di tagliare la città dai rifornimenti vitali, con gli aerei occidentali alleati che trasportarono quasi due milioni di tonnellate di cibo, carbone e altre necessità. I sovietici abbandonarono il blocco nel maggio 1949, ma gli alleati occidentali continuarono a volare fino a settembre, accumulando un anno di forniture di beni essenziali. La divisione di Berlino fu completata quando nel novembre 1948 fu istituito a Berlino Est un governo municipale separato con un proprio borgomastro capo.
Nel giugno 1953 circa 50.000 lavoratori, reagendo alle politiche restrittive, si ribellarono a Berlino Est. La rivolta, che si diffuse in tutta la Germania orientale, fu schiacciata dall’intervento militare sovietico. Un ultimatum sovietico nel 1958 riguardante lo status di Berlino Ovest provocò una nuova crisi di Berlino, causando nuovamente centinaia di migliaia di persone a lasciare la Germania Est attraverso Berlino Ovest. Per fermare l’esodo della sua popolazione, il governo della Germania Est, con il pieno consenso dei sovietici, eresse il Muro di Berlino, isolando Berlino Ovest da Berlino Est. Berlino Ovest, allora letteralmente un’isola all’interno della circostante RDT, divenne il simbolo della libertà occidentale. Generosi sussidi culturali ed economici e l’esenzione dei suoi cittadini dalla coscrizione della Germania Ovest resero Berlino Ovest un centro di sperimentazione artistica e di dissenso politico. Durante gli anni ’70 una rete di trattati, basati sull’accordo delle quattro potenze del 1971, ha progressivamente allentato le relazioni e aumentato la libertà di movimento, almeno per i berlinesi occidentali e i visitatori occidentali.