Al redattore:
Re “Primo passo nella chiusura delle prigioni private” (editoriale, 22 agosto):
Il recente elogio di una mossa del Dipartimento di Giustizia per ridurre l’uso delle prigioni private – anche da parte del Times – ha omesso di notare sia i difetti dell’Ufficio del Dipartimento di Giustizia, sia il fatto che il Dipartimento di Giustizia non è stato in grado di ridurre le prigioni private. 22 agosto):
I recenti elogi di una mossa del Dipartimento di Giustizia per ridurre l’uso delle prigioni private – anche da parte del Times – hanno omesso di notare sia i difetti del rapporto dell’Ufficio dell’Ispettore Generale su cui questa decisione era basata, sia i dati esposti nel rapporto che dipinge un quadro chiaramente positivo delle prigioni private.
Le prigioni private sono alla pari delle prigioni pubbliche, in termini di sicurezza e qualità. Nel suo rapporto, l’ufficio dell’ispettore generale ha confrontato le prigioni private occupate da detenuti demograficamente omogenei, spesso affiliati a bande, destinati ad essere deportati subito dopo il completamento della loro pena, con le prigioni pubbliche contenenti popolazioni demograficamente miste di americani meno coinvolti in bande.
L’ufficio dell’ispettore generale ammette nel rapporto che i fattori demografici giocano un ruolo significativo. Perciò le conclusioni che vengono tratte sulla sicurezza relativa possono essere gravemente errate.
Il rapporto indica che le prigioni private sono migliori nel trovare, sequestrare e registrare il contrabbando rispetto alle loro controparti pubbliche. Inoltre, mostra che i detenuti nelle prigioni private hanno meno probabilità di fare uso di droghe, e meno probabilità di essere soggetti o coinvolti in cattiva condotta sessuale. Mostra anche che nelle prigioni private ci sono meno morti tra i detenuti. Le prigioni private ottengono tutto questo ad un costo di oltre 3.000 dollari in meno per detenuto, all’anno, secondo il rapporto.