8 poesie per la festa della donna

Oggi è l’8 marzo. Oggi si celebra la festa della donna. A Zenda ci piace riportare tutto al nostro territorio, così oggi rendiamo omaggio alle donne del mondo attraverso le loro voci letterarie.

Abbiamo selezionato 8 poesie. 8 scrittrici che hanno cambiato i paradigmi, che hanno esplorato territori linguistici e forme poetiche. 8 poeti che oggi continuano ad essere iscritti nelle costellazioni della letteratura e che hanno illuminato, in tempi di buio, alcune parole nascoste nella zona crepuscolare della realtà.

Donna, poesia di Rosalía de Castro

Angelo, la tua voce mi dà gioia
percepisce il mio petto turbato
come un ruscello puro pieno
di armonie segrete.

Sento mormorii di amore ineffabile
e mi sembra
che un largo fiume cresca
intorno a me
con un mormorio molto dolce.

Le sue acque sono come il cielo,
blu, ogni leggera increspatura,
pura di neve bianca,
mostrano con casta misericordia.

E spruzzando la mia fronte
da nuvole scure piene,
ogni goccia un giglio
subito fa uscire un giglio.

Questa è la pace!… la capisco
ora, per la prima volta.
Chi, angelo, con te fuori
dalle sfere che corrono!

Ma io nel mondo… e tu là…
Tu vivi, angelo, accanto a Dio,
siamo entrambi diversi:
tu sei luce, io tenebra.

Tu sei di un mondo migliore
di questo dove sono nato;
la gloria è amare, per te;
per me, solo dolore.

Alejandra Pizarnik

Figlie del vento, una poesia di Alejandra Pizarnik

Sono venute.
Invadono il sangue.
Sentono odore di piume,
di mancanza,
di pianto.
Ma voi nutrite la paura
e la solitudine
come due piccoli animali
perduti nel deserto.

Sei venuto
per dare fuoco all’età del sonno.
Un addio è la tua vita.
Ma tu ti abbracci
come il serpente pazzo di movimento
che trova solo se stesso
perché non c’è nessuno.

Tu piangi sotto il tuo pianto,
tu apri il petto dei tuoi desideri
e sei più ricco della notte.

Ma fa così tanta solitudine
che le parole si suicidano.

Era debole e io ero forte, una poesia di Emily Dickinson

Era debole e io ero forte,
poi mi ha lasciato passare
e poi io ero debole e lui era forte,
e ho lasciato che mi conducesse a casa.

Non era lontano, la porta era vicina,
non era neanche buio, lui avanzava accanto a me,
non c’era nessun rumore, non diceva niente,
e questo era ciò che più volevo sapere.

Il giorno si è rotto, abbiamo dovuto separarci,
ora nessuno dei due era più forte,
lui ha lottato, anch’io ho lottato,
ma non abbiamo fatto lo stesso!

Solterona, una poesia di Sylvia Plath

Questa ragazza di cui abbiamo parlato
in una cerimoniosa passeggiata d’aprile
con il suo ultimo corteggiatore
divenne improvvisamente molto
stupita
dal chiacchiericcio degli uccelli
e dalle foglie cadute.

Così, angosciata, ella
vide che i gesti del suo amante
agitavano l’aria e si sfregavano
in mezzo al caos di fiori e felci
acri. Lui
giudicava i petali
confusi, la stagione consumata.

Come desiderava l’inverno!
Sempre, in ordine minuto
di bianco e nero
di ghiaccio e roccia, tutto delineato,
dal cuore alla fredda disciplina
sottomesso, esatto come un fiocco di neve.

Ma ecco: un pungolo
dai suoi cinque sensi di gran dama
deduce una grossolana confusione:
intollerabile tradimento. Che l’idiota

si arrenda al caos della primavera:
ha preferito ritirarsi.

E ha circondato la sua casa
con filo spinato e muri invalicabili
contro il tempo ribelle
tanto che nessuno la romperà
con maledizioni, pugni, minacce,
né con l’amore.

Gabriela Mistral

La terra e la donna, una poesia di Gabriela Mistral

Mentre il mondo ha luce
e sveglio è il mio bambino,
sopra il suo viso,
tutto è un ammiccare all’altro.

Accenna al pioppo
con le sue dita gialle,
e dietro vengono le nuvole
in piroette di bambini…

La cicala, a mezzogiorno,
con lo sfregamento fa l’occhiolino,
e l’astuzia della brezza
fa l’occhiolino col suo fazzoletto.

Al calar della notte il grillo fa l’occhiolino
e quando escono le stelle,
mi fanno l’occhiolino con i loro santi occhiolini…

Dico all’altra Madre,
a colei che è piena di modi:
“Lascia dormire il tuo piccolo
per far dormire il mio!

E quella molto viziata,
quella piena di strade,
mi risponde: “Metti a dormire il tuo
per far dormire il mio!”

La pescadora, poesia di Concha Méndez

Non voglio la pipa ricurva,
né la tua sciarpa ricamata,
né le rose -la domenica-
né il cesto di pesce.

E lascerò questo porto
per un altro porto lontano
in modo che tu non possa dire:
-La pescatrice è la mia padrona!

Cultura del palinsesto, poesia di Ida Vitale

Tutto qui è palinsesto,
passione del palinsesto:

andare alla deriva,
eliminare il poco fatto,
partire dal nulla,
affermare la deriva,
mirarsi tra il nulla esaltato,
svelare il velenoso,
uccidere il sano,
scrivere storie deliranti per naufraghi.

Attenzione:
non si perde senza punizione il passato,
non si calpesta l’aria.

Idea Vilariño

Se dovessi morire stanotte, una poesia di Idea Vilariño

Se dovessi morire stanotte
se potessi morire
se dovessi morire
se questo feroce
interminabile
coito
combattuto e senza spietato
abbracciando senza pietà
baciando senza tregua
avrebbe raggiunto il suo apice e si sarebbe allentato
se proprio ora
se ora
fosse morta
sarebbe morta
con gli occhi chiusi
sentendo che è già
che già la smania cessò
e la luce non era più un fascio di spade
e l’aria non era più un fascio di spade
e il dolore degli altri e l’amore e il vivere
e tutto non era più un fascio di spade
e sarebbe finito con me
per me
per sempre
e non avrebbe fatto più male
e non avrebbe fatto più male

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